L’evoluzione digitale ci ha dimostrato in quanti modi la tecnologia possa influenzare la creatività, dando vita a nuove figure professionali e nuove forme espressive. Ma il rapporto non è unidirezionale: l’innovazione attinge costantemente dal pensiero creativo. Nell’era della digitalizzazione è grazie al Creative Problem Solving che le idee migliori vengono alla luce e si concretizzano in progetti funzionali al cambiamento. Attraverso una specifica metodologia, il CPS cerca la risposta ai problemi irrisolti e ne pone di nuovi, valutando una rosa di possibili soluzioni in vista dell’obiettivo finale, del contesto di riferimento e dei risultati ottenuti in fase di verifica.

Le principali fasi del Creative Problem Solving process

Il modello CPS fu elaborato negli anni Cinquanta da Sidney J. Parnes e Alex Faickney Osborn, ideatore della tecnica di brainstorming e fondatore della Creative Education Foundation. A distanza di 70 anni, seppur con le dovute integrazioni e rivisitazioni, il modello Osborn-Parnes è ritenuto ancora oggi uno dei metodi più efficaci per la risoluzione dei problemi aziendali.

Partendo dalla definizione dell’obiettivo, il Creative Problem Solving si concentra sulla generazione e la valutazione di una serie di idee, per poi scegliere la soluzione più efficace e stabilire il successivo piano di azione. Il processo si articola in 6 step principali, ciascuno dei quali implica un approccio creativo:

  • individuazione e scomposizione del problema;
  • raccolta e analisi dei dati pertinenti;
  • generazione di idee provvisorie da utilizzare come possibili spunti o tracce;
  • selezione, combinazione e sviluppo delle idee ritenute migliori;
  • verifica (mediante test o altro) delle soluzioni provvisorie identificate;
  • scelta e attuazione della soluzione finale.

Creatività, formazione e imprenditorialità

Secondo una classifica stilata dal World Economic Forum (WEF) la creatività rientra fra le 10 soft skills del futuro, assieme al pensiero critico, alla capacità di lavorare in team e di risolvere problemi complessi. Requisiti che nei prossimi anni saranno sempre più richiesti dai recruiter, poiché ritenuti indispensabili per gestire il cambiamento.

Nel 2009 il quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione ha definito la creatività come una «fonte primaria di innovazione», a sua volta motore propulsivo dello sviluppo economico sostenibile. Fra i quattro obiettivi strategici, l’ET 2020 ha identificato la necessità di «incoraggiare l’innovazione e la creatività, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione». La Risoluzione del Consiglio europeo, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 26 febbraio 2021, ha posto l’accento sul tema della sostenibilità e sulla necessità di favorire lo sviluppo di approcci creativi anche nell’istruzione green.

Creatività e innovazione nella visione di iTech Group

La filosofia di iTech Group si fonda sull’interazione fra competenze tecniche e competenze trasversali, fra cui una spiccata propensione all’innovazione, al pensiero creativo e alla risoluzione di problemi complessi. La nostra azienda, formata da professionisti specializzati e certificati, non si limita a guidare le imprese del settore pubblico e privato nel percorso di transizione digitale, ma le aiuta a prevedere le sfide del mercato e ad anticipare le necessità dell’utente finale.

Attraverso un approccio metodologico basato sulla risoluzione creativa del problema, il nostro team identifica le soluzioni migliori in termini di efficacia, fattibilità e sostenibilità, per poi sviluppare progetti su misura, modulabili e integrabili secondo le esigenze attuali e future del cliente. Questo processo si traduce in soluzioni e servizi innovativi in grado di favorire lo sviluppo imprenditoriale, migliorare la user experience, l’efficienza produttiva e la qualità del lavoro in azienda. Con evidenti benefici in termini di impatto ambientale, economico e sociale.