L’urbanizzazione sostenibile è una delle principali sfide del nostro tempo. La progressiva concentrazione della popolazione all’interno delle aree urbane mantiene i riflettori puntati sul modello di smart city, una città digitale, vivibile e a misura d’uomo. Un modello virtuoso, ideato per ridefinire gli spazi, ottimizzare le risorse e garantire un benessere diffuso.
Ripensare le aree urbane
Secondo l’Ecological Threat Report 2022, pubblicato dall’Institute for Economics & Peace, nel 2050 la popolazione mondiale aumenterà del 25% arrivando a quota 9,8 miliardi . Il 70% delle persone vivrà nei grandi agglomerati urbani e il numero delle megalopoli, le città con oltre 10.000.000 abitanti, passerà da 35 a 47.
Allo spettro del sovraffollamento si aggiungono emergenze irrisolte come la criminalità, l’inquinamento, i problemi infrastrutturali e le disparità socio-economiche, che fanno delle metropoli dei luoghi da “ripensare” e ridisegnare.
Smart city: un concetto in evoluzione
Nato all’inizio degli anni ’90, il concetto di smart city viene inizialmente utilizzato come sinonimo di digital city, ossia un insediamento urbano che utilizza le reti telematiche per consentire ai cittadini di «usufruire di informazioni e servizi erogati dall’amministrazione». Nel tempo l’aggettivo smart ha acquistato nuovi significati, arrivando a includere tutti quegli aspetti dell’innovazione che privilegiano l’elemento umano. La tecnologia non è più il fulcro delle cosiddette “città intelligenti”, ma un prezioso alleato delle amministrazioni pubbliche, in grado di favorire il processo di integrazione e l’urbanizzazione sostenibile. In quest’ottica «intelligenti possono essere definite anche le scelte di politica normativa e amministrativa intraprese dai decisori pubblici, a livello sia locale sia sovranazionale, al fine di indirizzare il sistema socio-economico verso una nuova concezione di benessere umano» (Ferrero, 2015).
Le smart cities in Italia
L’Osservatorio Nazionale Smart City, fondato da ANCI e FORUM PA, definisce la smart city «una città che, secondo una visione strategica e in maniera organica, impiega gli strumenti dell’ICT come supporto innovativo degli ambiti di gestione e nell’erogazione di servizi pubblici, grazie anche all’ausilio di partenariati pubblico-privati, per migliorare la vivibilità dei propri cittadini; utilizza informazioni provenienti dai vari ambiti in tempo reale, e sfrutta risorse sia tangibili (ad es. infrastrutture di trasporto, dell’energia e delle risorse naturali) sia intangibili (capitale umano, istruzione e conoscenza, e capitale intellettuale delle aziende); è capace di adattare se stessa ai bisogni degli utenti, promuovendo il proprio sviluppo sostenibile». Stando ai dati dell’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano, nel 2022 il mercato nazionale delle smart cities è cresciuto di 900 milioni di euro (+ 23%). Il 21% dei comuni italiani ha avviato almeno un progetto smart city e il dato sale al 39% per i centri con più di 15.000 abitanti.
L’ultimo report di ICity Rank identifica Milano e Firenze fra le città più smart d’Italia, mentre Roma si attesta al 3° posto a pari merito con Bologna, Modena, Trento, Bergamo e Cremona. La classifica dei capoluoghi italiani è stata stilata sulla base dell’indice di trasformazione digitale, ricavato dalla media aritmetica di otto indicatori di monitoraggio: wi-fi pubblico, app municipali, piattaforme nazionali abilitanti, IoT, open data, servizi online, canali social, apertura (presenza del Responsabile per la Transizione Digitale).