Incentrato sulla cooperazione uomo-macchina, il paradigma produttivo di Industria 5.0 sarà a basso impatto ambientale e basato su un modello di economia circolare, per garantire maggiore occupazione, una migliore qualità del lavoro e un benessere diffuso.
Secondo gli studi di settore, la progressiva integrazione dell’attività umana con le nuove tecnologie, in particolare l’IA, non punterà solo a migliorare l’efficienza produttiva delle aziende, ma creerà un valore aggiunto per il lavoratore e per la società.
Age of Augmentation: la quinta rivoluzione industriale
L’espressione Industria 5.0 viene coniata nel 2015, dall’imprenditore ceco Michael Rada. Nell’articolo Industry 5.0 – From virtual to physical, Rada sostiene che l’Industria 4.0 debba essere superata da una nuova industria, «che non danneggia l’ambiente, non toglie il lavoro e la ragione di vita alle persone, ma lo consegna loro e utilizza il meglio di ogni essere umano per contribuire allo sviluppo». In questa visione, le innovazioni tecnologiche perdono la loro centralità e assumono il ruolo di strumenti funzionali: «non diamo loro la facoltà di lavorare per noi, ma di lavorare con noi».
Il termine Industry 5.0 inizia a diffondersi tra i media e tra le aziende dopo la divulgazione del rapporto Industry 5.0 Towards a sustainable, human centric and resilient European industry, pubblicato dalla Commissione europea nel gennaio 2021. Nel documento il paradigma 5.0 viene descritto come un modello capace di andare oltre gli standard imposti dall’Era Digitale, per divenire un concetto aperto e innovativo, in grado di fornire «la base per lo sviluppo di una visione collaborativa e co-creativa dell’industria europea del futuro».
Potenziare le capacità umane con l’ausilio della tecnologia
La cosiddetta Collaborative Industry pone al centro del processo produttivo lo sviluppo sociale, il benessere del lavoratore e del Pianeta. Nel paradigma 5.0 le innovazioni tecnologiche, in primis l’Intelligenza Artificiale, vengono impiegate allo scopo di integrare le capacità fisiche, sensoriali e cognitive dell’uomo (2020, Longo, Padovano, Umbrello), non di sostituirle. Alle macchine sono affidati i compiti onerosi e ripetitivi, affinché i lavoratori possano concentrarsi sugli aspetti concettuali e sulla risoluzione creativa dei problemi. Ciò permette di creare un ambiente lavorativo sostenibile e ottenere una migliore qualità dei processi aziendali. Al tempo stesso, incrementando la propria efficienza produttiva, le imprese hanno la possibilità di realizzare prodotti personalizzati, in grado di assecondare le evoluzioni del mercato e soddisfare le effettive esigenze dei consumatori.
L’Industria 5.0 nella visione dell’UE
Lo scenario attuale vede l’Europa impegnata ad affermare la propria leadership per fronteggiare le emergenze globali: cambiamento climatico, depauperamento delle risorse, instabilità sociale, aumento della popolazione (che, secondo le Nazioni Unite, nel 2050 potrebbe superare i 9,5 miliardi di persone). Stando alla visione trasformativa dell’UE spetterebbe all’industria europea il compito di guidare la transizione verde e la transizione digitale, poiché negli ultimi anni ha dimostrato di avere un ruolo chiave per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile. A Industria 5.0 viene riconosciuto il potere di guardare oltre la produttività e l’aumento dell’occupazione, per diventare un fornitore resiliente di prosperità, «facendo in modo che la produzione rispetti i limiti del nostro pianeta e ponendo il benessere del lavoratore al centro dell’attenzione».
Per raggiungere tali obiettivi, le iniziative politiche della Commissione europea si concentrano sui seguenti punti:
- riqualificare le competenze dei lavoratori europei, puntando in particolare sull’istruzione digitale;
- adottare un approccio umano-centrico per l’impiego di tecnologie digitali, inclusa l’IA;
- rendere le industrie efficienti, sostenibili e improntate a un’economia circolare;
- accelerare gli investimenti in innovazione, per aumentare la competitività dell’industria europea a livello mondiale.