Non solo mare e montagna. Tra le mete estive si collocano molte città d’arte. Scrigni di tesori inestimabili, che grazie ai processi di digitalizzazione dei musei e dei siti archeologici hanno generato nuove modalità di fruizione.

Il nostro Paese dispone di un patrimonio artistico sconfinato, che attrae non solo i turisti stranieri, ma anche numerosi Italiani desiderosi di riscoprire le ricchezze della propria terra. Se è vero che nel biennio 2020-2021 le istituzioni museali sono state duramente colpite dalla pandemia, i dati Istat 2023 mostrano una nuova impennata di visitatori. La crisi, d’altro canto, ha innescato dei processi di innovazione all’interno del settore museale, stimolando l’utilizzo di tecnologie in grado di supportare il lavoro degli operatori e ridefinire il rapporto con il pubblico. Com’è cambiato il concetto di fruizione artistica con l’impiego dei supporti digitali e dell’Intelligenza Artificiale?

IA generativa: accessibilità, immersività e inclusività

Il Rapporto stilato dall’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura del Politecnico di Milano fornisce una fotografia dei processi di digitalizzazione dei musei, delle aree archeologiche e dei monumenti italiani. Stando ai dati, nel 2023 il 20% delle istituzioni culturali italiane ha sperimentato l’IA generativa, principalmente per la creazione di testi per newsletter e immagini per i profili social. Nell’ambito dell’automazione dei servizi e dei processi, questo strumento è stato impiegato per analizzare dati relativi all’affluenza e alle preferenze degli utenti, per gestire l’archivio e fornire informazioni ai visitatori. Circa il 3% delle istituzioni ha rivelato l’impiego delle chatbot per potenziare l’offerta di servizi al pubblico.

Il 29% dei musei italiani offre soluzioni digitali che migliorano l’accessibilità del patrimonio artistico, semplificano i percorsi e amplificano la percezione, come la Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata. «Mediante il meccanismo dell’immersività è possibile generare un maggiore coinvolgimento nel visitatore, facilitando la comprensione dei contenuti e fornendo delle spiegazioni ulteriori in varie modalità. Un’offerta più inclusiva è dunque possibile grazie al digitale e può coinvolgere non solo persone con disabilità di vario tipo che sono state a lungo pressoché ignorate sulla scena culturale, ma anche generare un’esperienza di visita più completa e attrattiva per il visitatore più tradizionale» ha sottolineato la Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura, Deborah Agostino. L’esperimento sembra aver avuto esiti positivi, tanto che nel 2023 il numero dei visitatori è cresciuto del 16% rispetto al 2019, con un incremento delle entrate pari al 27%.

Creazione di contenuti, archiviazione, dialogo con il pubblico e tutela delle opere

Come supporto all’operatività, l’IA viene utilizzata soprattutto per velocizzare le attività di traduzione, trascrizione ed elaborazione di contenuti, in particolare descrizioni e didascalie. A Torino, ad esempio, è stato creato Ama Gramsci, un progetto basato sull’utilizzo di chatbot in grado di restituire percorsi narrativi tratti da documenti precedentemente digitalizzati. L’obiettivo è quello di rendere questi contenuti accessibili a tutti, grazie a un team interdisciplinare di archivisti e comunicatori.

L’utilizzo di strumenti digitali, per implementare i servizi al pubblico, trova grande risonanza anche a livello internazionale. Lo Smithsonian American Art Museum di Washington, che ospita una delle più importanti e complete collezioni d’arte americana, di recente ha adottato un’app per smartphone, che permette di dialogare con la propria audioguida e personalizzarla in base alle proprie preferenze, creando un filo diretto con l’utenza. Dal 2021 il Louvre ha reso accessibile al pubblico un database online contenente circa mezzo milione di opere, corredate di schede descrittive e immagini in dettaglio, realizzando così uno fra i più grandi musei digitali a livello globale. Il British Museum, a sua volta, ha avviato un progetto quinquennale che prevede la digitalizzazione dell’intera collezione, costituita da 8 milioni di manufatti e oltre 2 milioni di documenti, per renderla fruibile a chiunque, dal proprio dispositivo. L’iniziativa, che avrà un costo di circa 2,4 milioni di sterline, intende contribuire alla valorizzazione del patrimonio e alla tutela da eventuali tentativi di manomissione. «Credo che la risposta più importante ai furti sia quella di aumentare l’accesso», è stato il commento dell’ex direttore ad interim Mark Jones, «perché meglio si conosce una collezione – e più si usa – prima si notano le assenze. Ecco perché, invece di bloccare la collezione, vogliamo renderla la più apprezzata, usata e vista al mondo».

Monitoraggio e analisi del pubblico

La digitalizzazione dei musei punta a rendere tutti i processi più efficienti, migliorando l’esperienza di visita e fornendo dati utili in termini di marketing culturale. Attraverso le valutazioni espresse dal pubblico mediante app è, infatti, possibile effettuare un’efficace analisi qualitativa del comportamento e delle preferenze degli utenti.

L’IA consente, inoltre, di efficientare i processi di analisi quantitativa, monitorando gli accessi e prevedendo i trend di affluenza. L’analisi dei dati storici e attuali può aiutare le istituzioni museali a gestire meglio le risorse, a ridisegnare i percorsi e a pianificare esposizioni che abbiano maggiore appeal per i visitatori. Ciò al fine di coinvolgere un pubblico più ampio e valorizzare al meglio il patrimonio culturale.

Ph. hot2340