Nei prossimi anni l’Intelligenza Artificiale avrà un ruolo sempre più incisivo nei processi produttivi, apportando cambiamenti significativi in termini di organizzazione del lavoro e competenze richieste dalle aziende. Questo processo, seppur graduale, è già in atto. Le piattaforme di Intelligenza Artificiale Generativa come ChatGPT, in grado di comporre testi e generare immagini basandosi sulle richieste fornite dall’utente, nell’ultimo periodo ci hanno fornito validi esempi di come l’IA riesca a velocizzare e a implementare l’attività umana, destando anche molte preoccupazioni di natura etico-sociale.
Alle teorie apocalittiche si contrappongono visioni costruttive, che ipotizzano come quest’onda innovativa possa essere cavalcata, non per sostituire i lavoratori, ma per esaltarne la creatività e le capacità. Per sfruttare appieno le possibilità offerte dai nuovi strumenti tecnologici, tuttavia, è necessario un processo di reskilling, ossia l’apprendimento di nuove conoscenze e lo sviluppo di nuove abilità nei lavoratori di vecchia generazione, unitamente a una formazione innovativa, che fornisca alle future generazioni di professionisti le competenze digitali necessarie per affrontare le nuove sfide del mercato.
Gli obiettivi europei
Secondo la Prima relazione sullo stato del decennio digitale l’Italia mostra ancora un «potenziale digitale non sfruttato», che se opportunamente direzionato potrebbe contribuire in maniera significativa agli sforzi collettivi per raggiungere gli obiettivi dell’UE. «Le strategie adottate in materia di cloud, blockchain, IA e, recentemente, di cybersecurity, insieme alle riforme e agli investimenti nell’ambito del piano di Piano di ripresa e resilienza, creano un quadro solido per realizzare una trasformazione digitale sostenibile e inclusiva».
La strada da percorrere è lunga. Sebbene il nostro Paese abbia compiuto enormi passi avanti in materia infrastrutture digitali, si colloca ancora molto al di sotto della media europea per quanto concerne la digitalizzazione nella PA e solo il 46% della popolazione possiede competenze digitali di base. La situazione non migliora sul versante delle competenze specialistiche. Nonostante sia cresciuta l’offerta formativa improntata sulle materie STEM, i laureati in ICT si attestano attorno all’1,5%, una media annuale insufficiente per rispondere alle sfide del mercato europeo. Alla riqualificazione della forza lavoro dovrebbe, pertanto, affiancarsi un sistema di previsione delle competenze, che punti a formare professionisti in linea con le esigenze delle imprese. Stando al report State of IT di Salesforce, condotto su un campione globale di 4.000 leader del settore IT (200 dei quali italiani), nel prossimo futuro l’automazione e l’IA generativa saranno fondamentali per favorire la crescita e aumentare la competitività delle aziende. L’86% degli intervistati ritiene, infatti, che l’IA generativa svolgerà presto un ruolo essenziale nella propria azienda, sebbene oltre il 60% mostri una certa preoccupazione per le implicazioni etiche e per l’impatto che la nuova tecnologia potrebbe avere sulla propria carriera.
Il ruolo dell’IA Generativa nel contesto italiano
Lo studio AI 4 Italy – Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy, realizzato da The European House – Ambrosetti in partnership con Microsoft Italia, punta ad esplorare il ruolo dell’IA Generativa in Italia, analizzandone le applicazioni, l’impatto economico e sociale, le sfide e le opportunità per il futuro del nostro Paese.
L’analisi si è concentrata sui seguenti punti:
- caratteristiche principali dell’Intelligenza Artificiale Generativa;
- risultati del questionario somministrato alle imprese per indagare i livelli di adozione e percezione dell’IA Generativa in Italia;
- impatto sulla produttività;
- effetti sul sistema economico;
- rischi e implicazioni etico-sociali.
Stando ai risultati del sondaggio, il 78,2% delle aziende coinvolte nell’indagine ha già utilizzato l’Intelligenza Artificiale Generativa o ha in programma di utilizzarla nel breve-medio periodo. In un contesto di produzione stagnante, che nei prossimi anni vedrà un progressivo invecchiamento della forza lavoro, l’impiego di questa tecnologia sarà cruciale per lo sviluppo delle imprese, che grazie alla capacità di apprendimento e generazione autonoma potranno incrementare l’efficienza dei dipendenti e mantenere alta la propria competitività. Secondo la ricerca, l’IA generativa potrebbe migliorare l’efficienza e la produttività come nessuna tecnologia aveva mai fatto finora, con il «potenziale di incrementare il PIL fino al 18%». Questa trasformazione epocale coinvolgerà tutti i settori, in particolare quello finanziario e l’ITC (58%), con un impatto significativo sui servizi e sulla Pubblica Amministrazione (46%). «Tuttavia, la transizione richiede un equilibrato approccio, che comprenda formazione continua e politiche di riqualificazione per garantire che l’adozione dell’IA Generativa sia un motore di sviluppo e benessere, mantenendo un legame umano essenziale nell’evoluzione del mondo del lavoro».